Un mio vecchio testo sempre attuale…
Sorseggio le parole dell’assenza
come un rum morbido d’annata,
si arrotolano in bocca, m’impastano la lingua,
e verso sera aspetto, aspetto sempre
che un piccolo miracolo mi cada
tra le quattro mura di casa
intrise di santità e di ardore.
Sistemo la morale nel primo cassetto del comò,
mi siedo e attendo l’epifania che mi spetta di diritto,
il tutto, il niente,
la parola e il tatto,
la falce della vita, della morte
che mi tagli le dita ad una ad una,
l’odore d’eterno nella carne
troppo spesso lasciata ad appassire
o data in pasto ai cani,
lo scuotimento dei cinque sensi inginocchiati
e anche del sesto e poi di mille in più ancora,
ancora, ancora…
Lunabionda (A.)
Sanno di liquore caldo e forte le parole dell’assenza, un’eccitazione che avviene e svanisce nel vapore di un pugno di calore allo stomaco. I tuoi versi mi hanno colpito molto. Sono misura di un canto inesausto al corpo e ai suoi deserti impervi, un ponte che è un urlo sommesso e danzante. Bella davvero
Che belle parole… colgono molto di ciò che volevo esprimere in questa poesia. Grazie davvero!
Mi sono talmente piaciuti i tuoi versi che ho deciso di seguirti…se farai altrettanto ci leggeremo con vivo piacere
Con piacere : )
🙂